Tobias Putrih – Obfuscation

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Premettendo che questo comunicato, al di là delle indicazioni oggettive di organizzazione e allestimento inviateci da Tobias Putrih circa la sua terza personale da Pinksummer, dal titolo Obfuscation, potrebbe essere del tutto arbitrario, considerando che intenzionalmente, ci siamo attenuti alla sua laconica spiegazione, senza domandare nulla in più. Trattando di offuscamento, l’idea è quella di calcare, sotto il profilo ermeneutico, la natura morfogenica di una mostra, nel cui disegno è aprioristicamente previsto, come spesso accade nel lavoro di Putrih, che la casualità debba irrompere, ma assumendo nella specifica creazione, un significato politico più esplicito. La mostra ci appare come una sorta di elogio all’opacità che si attua attraverso un gesto semplice, tendente però a oltrepassare la sua trascurabilità attraverso la ripetizione e la partecipazione, fino a cambiare lo spazio per farvi germinare nuove idee e concetti atti alla resistenza contro l’assimetria fondante del processo. Tobias Putrih in qualche modo sembra fornirci un modello in vitro di rivoluzione sociale basata sulla potenzialità energetica del gesto marginale diffuso di protesta, che offuscando il disegno dato, permetterebbe di migliorare “a-utopicamente” il benessere su scala mondiale, gettando sabbia negli ingranaggi delle gerarchie.
Viene in mente il “trattatello” seicentesco di Torquato Accetto Della dissimulazione onesta, pubblicato a Napoli sotto la dominazione spagnola e poi riscoperto da Benedetto Croce nel 1928, tempo funestato da altri oppressori, che proprio qui a Genova ebbe la sua prima edizione critica curata da Salvatore Silvano Nigro con la presentazione di Giorgio Manganelli, in una collana condotta da Edoardo Sanguineti per la casa editrice Costa&Nolan nel 1993, anno in cui Silvio Berlusconi costituì la società di produzione multimediale Mediaset e scese in politica lanciando Forza Italia, che si strutturò come partito di centro-destra nel gennaio del 1994. L’editore Carla Costa ci ha raccontato che Luciano Lama, il “moloch” della Cgil, che alle utopie divisive preferiva i fronti democratici comuni, si presentò a Genova a un incontro con la Confindustria stringendo nella mano il raffinato manuale seicentesco in cui si legge: “La dissimulazione è una industria di non far vedere le cose come sono. Si simula quello che non è, si dissimula quello che c’è” e ancora, “Da che il primo uomo aperse gli occhi, e conobbe ch’era ignudo, procurò di celarsi anche alla vista del suo fattore; così la diligenza del nascondere quasi nacque col mondo stesso” e infine, “L’eccellente dissimulatore rimane sconosciuto per sempre, perché agisce nella ricerca del bene comune”. Il trattato morale di Accetta non incita a muoversi nella nebbia della menzogna dunque, bensì a praticare l’offuscamento della dissimulazione per mantenere la proprietà dell’essere in tempi difficili.
Immaginiamo però che il progetto Obfuscation di Tobias Putrih si ispiri a un manuale più recente dal titolo omonimo: Obfuscation. A User’s guide for privacy and protest di Fint Brunton e Helen Nissembaum, entrambi ricercatori della New York University uscito nel 2015 per The Mit Press. Gli autori del manuale dichiarano subito di voler cominciare una rivoluzione che nulla ha a che fare con la piazza e le barricate, ma che si struttura man mano attraverso l’offuscamento, inteso come deliberata costruzione di informazioni ambigue e fuorvianti al fine di interferire e guadagnare tempo sulla pervasiva sorveglianza di Google e di Facebook. Questi “imperi costruiti sui dati” trasformano le informazioni in conoscenza e questa in profitto in modo del tutto assimetrico rispetto all’utente. Gli autori incitano atti di insubordinazione informali, non coordinati, come pratica di resistenza quotidiana contro la gerarchia e il potere, traendo esempi dalla storia umana e dal mondo animale. Come migliaia di colonie piccoli polipi antozoi creano la barriera corallina, migliaia di gesti marginali di insubordinazione e offuscamento, assai difficili da reprimere, creano barriere politiche e economiche.
Gli autori citano software come TrackMeNot, Ad Nauseam, e network come Tor, che non cancellano il nostro passeggio sulla rete, ma generano false ricerche.
Le indicazioni forniteci da Tobias Putrih rispetto al progetto Obfuscation le riportiamo infine pari:
“Chiari e trasparenti pannelli multistrato di policarbonato sono posizionati lungo i muri della galleria. Un gruppo di persone raccoglie e versa la pittura attraverso i canali interni del policarbonato che sgocciolando nelle pareti interne del pannello crea linee e motivi. La trasparenza del pannello lentamente decresce. Pozzanghere di pittura si formano sul fondo. Il processo è restituito attraverso i gesti che rimarranno registrati in una serie di piccole stampe in bianco e nero.
L’obiettivo di questo processo, è compiere gesti semplici, per realizzare prototipi di oggetti accidentali, attraverso la successione casuale di piccole azioni le quali dopo molte ripetizioni producono un risultato finale non controllato da nessuno dei partecipanti.
Il processo diventa un gioco, con vaghe regole, un gioco che lascia una traccia e un suo proprio vocabolario visivo”.
La mostra sarà il risultato di un workshop con sei persone che avverrà pochi giorni prima dell’inaugurazione di “Obfuscation” , oltre alla pittura verrà usata lana, cioccolata calda liquida, carta.