Koo Jeong a

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Pinksummer: I filosofi ci hanno insegnato che la memoria è un continuum dove spazio è consustanziale al tempo. Rispetto al tuo lavoro si potrebbe credere di trovarsi di fronte a un panorama della memoria e tuttavia i tuoi paesaggi presentano la discontinuità dell’arcipelago, aree staccate che non si offrono allo sguardo in una prospettiva sintetica, ma nella visione frammentaria dello scorcio; per classificare l’insieme bisogna ricorrere all’intuizione che non può mai essere oggettiva e pertanto sfugge alla descrizione. Si tratta della differenza sostanziale che esiste tra la memoria e la nostalgia?

Koo Jeong-A: Sono interessata a innovare/rinnovare lo stato delle cose, le affezioni o la prospettiva di ciò che ci circonda, e sono allergica alla memoria statica, alla nostalgia, alla malinconia, alla “sentimentalgia”.

P: Gli “esegeti” del tuo lavoro ricorrono spesso a aggettivi quali discrezione, furtività e si rifanno anche al concetto di paradosso in relazione alla tua necessità di mostrarti nascondendoti o forse solo proteggendoti da architetture, magari fatte solo di zucchero, da confini sottili e impalpabili come un’essenza profumata, di fatto dall’intangibilità dei tuoi interventi. Hai bisogno di definire l’io (si racconta con un’attenzione che rasenta l’ossessione), prima di farti scoprire dall’altro?

K J-A: Esegeti??? La questione riguardante la vita è: sono dentro o sono fuori.

P: Si dice che per capire il tuo lavoro bisogna comprendere il significato della parola Ousss, un neologismo che hai tentato di far entrare nel Larousse. Se ti si chiede qual è il significato di questa parola tu affermi semplicemente che ti piace pronunciarla. Abbiamo pensato al Cratilo platonico, sul dilemma della natura divina o convenzionale del linguaggio, sul rapporto che esiste tra il linguaggio e le cose, tra noi e quelle cose, tra noi e noi. Ousss si sente che è una parola onomatopeicamente positiva, il rifugio dentro un’intimità che cerca compagnia, e tuttavia razionalmente rappresenta un’impossibilità. Che rapporto intrattieni con la parola.

K J-A: E’ iniziato tutto con Flammarion pubblicato da Yvon Lambert che è diventato il mio libro “Flammariousss”. Larousse, Robert, sono ancora dizionari tradizionali e non hanno avvertito la necessità di interagire con noi concedendosi come file digitale. Ma Flammarion sì, semplicemente perchè non sarà più pubblicato come dizionario. La relazione con le parole mi sembra una nozione confortevole di incomunicabilità rispetto all’altro. E’ una violazione circa il concetto del non sapere.

P: Il primo progetto che ci hai presentato per pinksummer era una grande sfera di naftalina, le leggi governative, le stesse che ci obbligano a mettere le cinture di sicurezza in auto e il casco i moto ci hanno protetto dal tuo progetto. Qualcuno ha scritto che al lezzo della naftalina possono resistere solo i fantasmi. Trattenere i fantasmi dall’oblio è in qualche modo opporsi alla caducità delle cose, pur riconoscendone la natura effimera, transeunte. C’è una canzone leggera che dice che la nostra vita non vale molto, che dura quanto quella delle rose, e che il tempo con i nostri dolori e la nostra tristezza cuce i suoi mantelli, che il destino non dà nulla e promette tutto, che la felicità è a portata di mano, ma quando si prova a tendergli la mano ci si ritrova pazzi. La naftalina è un’illusione per opporsi al destino?

K J-A: Forse sono un fantasma, lo vedremo a maggio a Berlino.

P: Cosa presenterai da pinksummer?

K J-A: Presenterò “Dream & Thoughts”, “R” in dvd e qualcosa a cui sto lavorando.

Alle 22.00 pinksummer vi invita alla festa con sound ambientale dei Port-royal presso il munizioniere di Palazzo Ducale, Genova.