THE MORBID PALACE – Summer show
Pinksummer è lieta di annunciare la nuova mostra collettiva THE MORBID PALACE
In mostra ci saranno opere, in ordine alfabetico, di:
Mariana Castillo Deball, Plamen Dejanoff, Luca De Leva, Mark Dion, Peter Fend, Invernomuto, Koo Jeong A, Tobias Putrih, Jorge Queiroz, Tomás Saraceno, Bojan Šarčević, Georgina Starr, Luca Trevisani, Cesare Viel.
La mostra inaugurerà il 27 giugno 2024, ore 18-21, e sarà visibile sino al 27.09.2024
Orari di apertura: da martedì a sabato, orario 15 – 19 o su appuntamento
Location: Ex Chiesa dell’Angelo Custode, Vico Squarciafico 6R, Genova – Entrata da Piazza delle Scuole Pie
Comunicato stampa
“We are a blaze in the northern sky” cantavano i Darkthrone negli anni Novanta.
Si potrebbe però aggiungere con Eugene Thacker che il luogo dell’orrore, quel genere di orrore metafisico che si attua dentro una prospettiva materialistica e schiettamente laica, rende il pianeta un posto magico.
Questa premessa per introdurre una collettiva estiva di Pinksummer dal titolo The Morbid Palace, il Palazzo Morboso, titolo anche suggerito dal luogo in cui si terrà la mostra, che non sarà la galleria, ma uno spazio rimasto segreto e abbandonato e in qualche modo protetto dalle logiche asfissianti del tardo capitalismo. La stanza assai curiosa e imponente è dentro a un palazzo del XIII secolo, nel centro della città, vicinissimo alla cattedrale di San Lorenzo: abbiamo saputo della sua esistenza grazie all’amico architetto Valter Scelsi. Per secoli chiesa dell’Angelo Custode di Vico Squarciafico, dall’inizio del XX secolo fino al secondo dopoguerra è stata invece una centrale elettrica e infine è stata dimenticata fino a questa nostra mostra. Ringraziamo qui i nuovi proprietari che hanno appena acquisito l’immobile per aver acconsentito a prestarci questo luogo speciale e ad aprirlo al pubblico dopo settant’anni con la mostra The Morbid Palace.
La mostra, essendo una collettiva di galleria – seppur verranno presentate anche opere nuove prodotte per l’occasione e una performance inaugurale di Georgina Starr, con in seguito una seconda performance di Luca De Leva – non meriterebbe forse elucubrazioni tipiche da comunicato stampa, ma per noi le collettive, rare in verità, sono un’occasione per intravvedere, negli artisti che rappresentiamo, ciò che ci piace tanto e che vorremmo venisse fuori nella mostra. Vale a dire quell’attitudine tipica che li accomuna “al di là del bel canto”, che pur muovendo tutti da una prospettiva pessimista, non la risolvono mai in una contemplazione intimista chiusa nei propri affetti, ma si trasforma piuttosto in stimolo, impulso di vita attiva e combattiva del presente, impegnata. L’attitudine per noi, un po’ romantiche, potrebbe essere riassunta in quella lettera che Lovecraft scrisse nel 1935 a Catherine L. Moore “Se vuole essere arte autentica deve raffigurare in primis la cristallizzazione e la simbolizzazione di una precisa disposizione d’animo umano, non la delineazione degli eventi”. Sì, l’opera deve restituire un’atmosfera rispetto a “quell’infruttuosa aspirazione umana”, come direbbe Shopenhauer, che rende la contemplazione estetica il farmaco che ci rigenera, fuori dall’illusione, dalla paura che diventa ansia, così comune nei tempi che incombono, in cui l’uomo per la prima volta ha a che fare oltre che con la sua inadeguatezza ontologica, con il fatto certo che l’Antropocene non prevede soluzioni eroiche.
L’approccio squisitamente anti-umanistico di The Morbid Palace è solo per contrastare la hybris del genere umano nella Storia, con Leopardi la mostra potrebbe enunciare “L’uomo è solo una menomissima parte dell’universo”; tuttavia l’angoscia si trasforma nello stimolo per un nuovo umanesimo: solo quando l’uomo avrà acquisito, fatta propria, la convinzione che non rappresentiamo che un piccolo insignificante aspetto dell’immensa vita della materia universale, troveremo la forza per superare gli odi, le divisioni e trovare una nuova fraternità universale, una civiltà basata non sulla lotta, ma sulla solidarietà rispetto a un rapporto, mediato dalla coscienza (errore evolutivo?), uomo-natura impari che condividiamo con tutti gli esseri. Le differenti personalità che compongono The Morbid Palace sembrano ambire a questa nuova civiltà e la mostra appare, di fatto, come un’elegia alla fragilità.