Ceal Floyer

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Per essere più adeguato possibile, un testo su Ceal Floyer dovrebbe contenere soltanto tre o quattro parole, ma è quasi impossibile trovare quelle parole. In effetti tutti i testi sul lavoro di Ceal Floyer sono descrizioni dei lavori di Ceal Floyer, perché il suo atomismo formale e concettuale tende a trasformare ogni tentativo di spiegazione in una patetica appendice.
Il lavoro di Ceal Floyer è un po’ come se chiedendo a qualcuno che sta mangiando qualche cosa di inequivocabile caldo e salato: “Com’è?”, quel qualcuno rispondesse semplicemente: “Caldo e salato” rendendoci nervosi.
Il lavoro di Ceal si attua in un modo così esatto, essenziale ed è dotato di un senso propositivo (rispetto alle leggi della logica) che si scontra con la realtà diventando un paradosso, il che perde significato.
Il discorso formalmente perfetto di Ceal gioca scettico a distruggere ogni artificialità che ha la presunzione di essere inerente alle cose, al mondo che accade.
Ceal prova a uccidere la stessa idea della rappresentazione che è alla base di ogni principio di conoscenza umana: sembra dirci che le nostre intenzioni e il desiderio di conferire significato ai segni, alle immagini, ai suoni, sono estranei al mondo che, ammesso che esista, è indipendente dalla nostra preoccupazione.
Per Ceal, essere significa pensare e ce lo dimostra con la sua intelligenza feroce e destabilizzante, ma dopo si redime dandoci qualcosa di simile alla bellezza e forse alla poesia, anche solo uno scontrino che chiama Monochrome Till receipt (White); o un secchio che sembra davvero raccogliere acqua dal soffitto, quando in realtà contiene soltanto un CD player che produce il suono delle gocce (Bucket); o alcune macchie di inchiostro colorato su carta (Ink on paper).
Ceal maneggia la nostra immaginazione evocando una presenza che non esiste semplicemente con un raggio di luce proiettato sotto una porta. Il suo gioco è costruito su pochi elementi che domina perfettamente.
Alla fine si può dire, rischiando di sembrare contrari alla democrazia, che Ceal non è un’artista per tutti, per amarla si deve capirla ma, per capirla bisogna accettarla come si accetterebbe un bambino con un comportamento impossibile.

In collaborazione con: Comune di Genova, Politiche giovanili, Centro della Creatività.