Georgina Starr – The Lesson
In una conversazione con Dominic Paterson del 2015, Georgina Starr ha descritto con dovizia la realizzazione delle forme a bolla di materiale rosa come se si trattasse di una metamorfosi di carattere erotico-rituale: “Il materiale va preparato in un modo particolare. Devi averne 3 o 4 pezzi in bocca per fare una bolla. Devi romperli sia con i denti che con la lingua e la saliva. La lingua spinge e schiaccia informando la materia. Appena il materiale duro è mescolato e scaldato diventa soffice e lo zucchero trasuda da esso. Gradualmente lo zucchero fuoriesce (è ingerito) e dopo pochi minuti ancora di masticazione, il materiale è pronto per essere usato. La lingua rende il materiale in forma sferica e poi si spinge in mezzo a essa. La sostanza si trasforma in una sottile membrana intorno alla lingua e la lingua si spinge leggermente fuori dalla bocca. Poi, simultaneamente, la lingua ritorna indietro velocemente e con un’inalazione, e una lenta esalazione, tra le labbra increspate la bolla è creata”.
The Lesson, la personale di Georgina Starr presso Pinksummer Goes to Rome, è incentrata sull’idea di ri-educazione come ri-nascita. Meditando sulla forma sferica come rituale, l’artista sonda il meccanismo causale della procreazione. Come Peter Sloterdijk, Georgina Starr si occupa di sfere, globi e bolle e del mondo intrauterino connesso all’immaginario del grembo, ma qui prendiamo in considerazione piuttosto il lavoro di Sloterdijk sul self empowerment e, in questo senso, potremmo mimarlo chiedendoci cosa Georgina Starr abbia in comune con Nietzsche, che ha scoperto il valore dell’esercizio reinterpretando la metafisica in termini di potere e pratica oppure che cosa abbia a che vedere la Starr con uno yogi. Hanno in comune il fatto di aver applicato il nucleo antropotecnico esercitante della natura umana come se non esistesse la religione, ma piuttosto l’interpretazione di una pratica spirituale. Per citare Sloterdijk alla lettera: “Definisco esercizio ogni operazione mediante la quale la qualificazione di chi agisce viene mantenuta o migliorata in vista della successiva esecuzione della medesima operazione, anche quando non venga definita esercizio”
Il lavoro di Georgina Starr è squisitamente politico e ancor più decisamente femminista. La sua opera genera una “bolla ambientale”, simile a quella teorizzata da Daniel J. Boorstin considerando il comportamento tipico del turista che, per preservare la sua identità dalla contaminazione indesiderata di ambienti estranei, porta con sé oggetti familiari in modo da sentirsi un po’ a casa anche quando è in viaggio. Georgina Starr non essendo un turista ma un artista, inventa e costruisce questi oggetti immaginari per infondere la vita nelle cose che desidera avere con sé. Junior il pupazzo nogetto su cui era incentrata l’ultima personale di Georgina Starr da pinksummer, The Joyful Mysteries of Junior, è una di queste creature simboliche.
La bolla nel lavoro della Starr è fluida e adattabile, può essere estesa, contratta e deformata senza perdere il suo profilo plastico significativamente rotondo e femminile. Temporaneamente riempita di respiro, la bolla presenta un mondo soffice, duttile e accogliente che, per quanto solo temporaneamente, protegge e nutre. Come afferma la Starr, la sua “bolla” è simile alla parola; ha una durata effimera e per questo sfugge ogni tentativo di dogmatizzazione. Le forme di materiale rosa della Starr che appaiono in mostra, possono essere intese come logos, la loro delicata corporeità acrobatica, le rende logos indistinto dal corpo vivente.
I nuovi lavori della Starr suggeriscono una sorta di entelechia, termine aristotelico usato qui però in senso empirico e goethiano. L’entelechia provoca l’eterna giovinezza opponendosi alla materia e ai suoi asservimenti a qualsivoglia doppio arimanico che semina ostacoli e inciampi dentro alla vita. Di fatto, il lavoro della Starr sembra essere uscito dalla “pars destruens” per entrare nella fase dell’esercizio (della pratica performativa) e del “self empowerment” di The Lesson. Se la ri-educazione e la ri-nascita implicano sempre un attraversamento, si può garantire, ricollegandosi a Goethe e al Faust in particolare, che la regione diaframmatica tra sensibile e soprasensibile del “Regno delle Madri”, è stato esplorato in lungo e in largo da Georgina Starr. “Le madri! Le Madri! Che strano suono”, dice Mefistofile , “Malvolentieri discoprono un segreto superiore”.
Georgina Starr ha sottolineato che fin dagli esordi il suo lavoro è stato volto a re-inventare, a re-immaginare l’identità femminile per sfidare le dottrine che ha assorbito durante l’infanzia. Starr usa i suoi video per ri-educare, in quanto attestano che qualcosa di imperativo e magico, seppur di natura sottile, è realmente accaduto.
Le forme a bolla presentate nei nuovi video The Lesson e The Birth of Sculpture e nei collages e sculture Pink Spoken Loud (2016) e Exorcism of the Luna Milk Orb (2015), offrono un senso di “wombness” ( si potrebbe tradurre con a-uterino): uno spazio per coltivare la trasformazione e la guarigione. La lezione della Starr rivela il fondamento della creatività come una risorsa intima, richiamando l’eterno femminino e il rituale cosmico dell’anasyrma perpetuo.