Jorge Peris – Los Pies de Judas
Pinksummer: Perché impieghi sempre almeno tre giorni/una settimana a rispondere alle e-mail?
Ipotesi:
1) Leggi ogni secondo le e-mail ma:
a) rispondi subito solo alle e-mail che ti interessano davvero e in questo senso le comunicazioni di pinksummer non sono per niente una priorità.
b) Rispondi dopo tre giorni/ una settimana alle e-mail di cui ti frega un po’ meno e in questo altro senso pinksummer non sarebbe pienamente una priorità.
c) Rispondi a tutte le e-mail dopo tre giorni/ una settimana? e in questo senso pinksummer potrebbe rientrare almeno un po’ nelle tue priorità.
2) non guardi le e-mail per tre giorni/ una settimana. Si tratta di una forma di: a) controllo b) resistenza c) snobismo.
Jorge Peris: Qual è il tempo giusto per rispondere alle e-mail? Leggo le e-mail ogni due giorni, in certi periodi tutti i giorni, poi ogni tre. Penso, mentre faccio lunghe passeggiate per le risaie con Ethra, la cagna, adesso sono secche, sembra l’Africa, rimarrà così per poco tempo. Cambia sempre il paesaggio qui. Penso alle e-mail, osservo l’albero che vive in terrazzo, inizia a mettere i fiori, un po’ di anni fa con Carlos abbiamo fatto degli innesti: mandarini, aranci, limoni, adesso ci sono tre fiori diversi in un solo albero, dopo rispondo alle e-mail, sono passati tre giorni? Pinksummer … sai bene che in questo momento è la priorità.
P: Abbiamo visto una tua scultura preziosa, una bacchetta magica, in una tua personale dal titolo “Tamaris”, tamerice, curata da Aurélie Voltz, in un castello fiabesco in Francia.
Le bacchette magiche possono cambiare il mondo come una rivoluzione o tendono a narcotizzarlo come Twilight? Cos’è la magia? A cosa serve?
J.P: Le bacchette magiche ricordano che c’è, purtroppo, un mondo da cambiare, per tutta la sofferenza che contiene e sostiene. Penso a volte che solo con un’altra rivoluzione, ancora, di nuovo con una rivoluzione, si possa cambiare questa direzione che ha preso il mondo. La magia è sognare a occhi aperti, è immaginare, sembra facile immaginare, ma non lo è affatto. Certo, la magia talvolta può anche aiutare a sopportare.
P: Parlaci del titolo Tamaris, cosa simboleggia?
J.P: La tamerice è un arbero mediterraneo che penetra le radici in terre molto saline, l’ho visto crescere a un metro dall’acqua, sulla spiaggia; è il titolo dell’ ultimo progetto che ho presentato in un castello molto misterioso in Francia. C’era una grande installazione, degli oggetti, tredici collage. E’ stato come trasportare per la prima volta lo studio in un luogo espositivo, in un museo, esporre prove concluse dopo anni. Come se lo studio fosse una specie di navicella spaziale che si fosse posata in un posto isolato e produttivo, con il suono del mare, lontano, che si sente di notte solo se è incazzato.
P: Per la nostra chimica il sale è cloruro di sodio, per l’alchimia, la chimica di Al, la chimica divina, l’ars regia, è il terzo principio originario insieme a sulphur, il fuoco, l’anima e mercurius, lo spirito. Paracelso definì il sale la qualità o radice del corporeo. Il simbolo del sale nell’antica chimica è un cerchio che rinvia all’eternità, perché non ha né principio né fine; il cerchio del sale, ha una barra orizzontale al centro che simboleggia ciò che ordina e stabilizza il creato, il micro come il macrocosmo.
Per l’immaginazione attiva degli alchimisti il sale, lapis, è Cristo, inteso anche come colui che determina la combinazione armonica.
Il sale essendo incorruttibile preserva dalla corruzione le sostanze organiche, i cibi, forse anche l’anima, considerando che la moglie di Lot, che si voltò per un attimo indietro a guardare le fiamme di Sodoma e Gomorra, fu trasformata in una statua di sale. Il sale blocca in un certo senso il divenire, il progresso, ma preserva dalla corruzione.
Il sale ha una sua efficacia purificatrice, per rimanere nel sacro dell’antico testamento, Eliseo purifica con il sale la sorgente di Gerico perché possa cessare di provocare morte e sterilità.
Il sale ha una sua efficacia distruttiva e, Abimelech, sempre nella Bibbia, dopo aver distrutto la città di Sichem, la cosparge di sale per rendere sterile la sua terra per sempre.
Nel tuo lavoro il sale conserva questa duplicità che potrebbe non rimandare al semplice cloruro di sodio. Racconti del sale?
J.P: Si, il sale per me è un labirinto infinito. Sono sempre stato un po’ fissato con queste cose, come se ne spiegassero altre: Ulisse seminava sulle saline prima di partire per il gran viaggio, o Simondon assimilava il cervello al cosmo passando attraverso la cristallizzazione del sale. La mia sperimentazione con il sale è iniziata con la necessità di purificare, o meglio di disinfettare lo studio di Madrid, che avevo riempito di animali morti, animali mummificati, mummie. Ho coperto tutto di sale, sale a terra, sale sospeso. Ho imparato a osservare come cresce, l’osmosi, le stalattiti curvate per seguire il movimento del pianeta, i cristalli che cambiavano proporzione mantenendo sempre la forma di cubo imperfetto. Come si muove con i cambiamenti di umidità nell’ambiente, cercando l’unione, un solo corpo costituito da tanti cubi. A poco a poco anch’io sono stato coperto di sale. Tutto questo mi portò di colpo a un ricordo primitivo dell’infanzia. Camminavo sulla spiaggia per ore, giorni, coperto di sale, nella luce del pomeriggio, dopo aver lottato a lungo con le onde. Quello è stato uno dei momenti della mia vita in cui mi sono sentito più libero e pieno di speranza, ero un vero pirata, sempre solo, naufrago, senza la necessità di raccontare a nessuno l’esperienza, completamente perso in un paesaggio allucinato, cosmico, senza limiti.
P: Il tuo lavoro richiama l’animismo, l’ilomorfismo, l’atomismo di certe dottrine pre-aritoteliche e neo-platoniche, in cui la morte e la vita sono forze complementari che attuano il divenire, in un certo senso sono un’unica forza. Non muore un bel niente nel mondo creazionale, solo ciò che non sa trasformarsi come l’ego, l’individualismo. Il tuo lavoro si muove tra le polarità del solve et coagula, il concetto di materia in questo senso si delinea come possibilità. Nelle tue opere la possibilità è anche rischio. Il processo non è mai controllato fino in fondo, la materia mantiene sempre la sua autonomia, costruttiva e distruttiva. L’idea è invece più stabile, definisce, controlla.
Dalla formula alchemica per eccellenza della dissoluzione e della coagulazione, il tuo lavoro sussume talvolta la violenza distruttiva, altre l’armonia compositiva, il ritmo matematico proprio della natura, la proporzione aurea e simbolica di certa architettura basica e simbolica.. Il solve tende a eliminare le negatività, le forzature, le ripetizioni coatte della materia per fare in modo che ritrovi una sintesi nuova di zecca nel coagula. Come dire che bisogna avere il coraggio di attraversare il buio, la notte, per vedere l’albeggiare. Ho sempre pensato che il tuo lavoro fosse profondamente politico. Sul piano sociale credi che la rivoluzione sia necessaria per eliminare i vizi plumbei e ritrovare la virtù aurea della democrazia?
J.P: La democrazia, è stato un bel sogno, sembrava quasi reale. Mezzo secolo fa, dopo la Seconda Guerra Mondiale, hanno firmato per i diritti umani, tutto dimenticato. Oggi il fascismo si propaga come i funghi, ma quelli allucinogeni! Sono stato in Cina pochi anni fa, lì il fascismo lo chiamano neoliberismo. Fa paura!, Devono mangiare tutti e sono tanti, siamo tutti predestinati, anche noi, a adorare un dio-diavolo, un re fatto di carta e monete, invisibile, frustrante come tutti i re, come tutti gli dei, come tutti i diavoli, e ciò che abbiamo davanti, la terra, il mare, un fratello, non riusciamo più a vederlo perché siamo dietro a un telefonino, fa ridere, fa più piangere. A Atene migliaia di suicidi e anche in Spagna. La Grecia è stata l’epicentro della nostra civiltà. Angela Merkel andrà all’ inferno per l’eternità: dovrà montare e smontare automobili Audi senza tregua, con le mani sporche seduta sopra una enorme griglia incandescente. Intanto lei sa che l’inferno non esiste, l’universo non è prederminato, è fatto di sorprese, ma forse c’è chi sa per Angela… E’ talmente ovvio ciò che sto dicendo, che può apparire sicuramente banale. Mi aspetto una reazione immediata, piena di speranza, fra un attimo, ci sarà. Schiavi si diventa per paura di perdere quello che si possiede. Non abbiamo bisogno di nulla in questo nostro mondo, solo mangiare e conservare la libertà, pensa ai veri schiavi, senza alternativa, a quelli che muoiono di fame, bimbi! Sono milioni e sono accanto a noi, basta.Bisogna avere il coraggio di attraversare il buio.
P: Los pies de Judas, il titolo della tua personale da pinksummer. Lasciamo scappare i pensieri. Giuda in ebraico significa il prediletto. Gesù durante l’ultima cena si alzò da tavola, si mise un grembiule per iniziare il rito della lavanda dei piedi degli apostoli. Cristo si curvò per lavare i piedi anche del dodicesimo apostolo, Giuda il traditore, quello che mangia il suo pane e ha levato il calcagno contro di lui. Un gesto per ricordare quanto è importante la democrazia nei momenti di rivoluzione: “Non c’è servo più grande del padrone, né apostolo più grande di colui che l’ha mandato. Se comprendete questo e lo mettete in pratica beati voi”. Gesù, di fatto, ce l’ha messa tutta per scardinare le tradizioni politico religiose del giudaismo classico. La morte di Gesù era soteriologicamente prevista, era necessaria alla riuscita della rivoluzione (salvezza?) e, in questo senso, il gesto di Giuda era provvidenziale all’economia salvifica. Giuda essendo il prediletto è stato scelto da Gesù per tradire, per il sacrificio. Nei mazzi antichi dei tarocchi, la carta dell’appeso, era definita la carta del traditore, la carta dell’impiccato o anche la carta di Juda. La carta numero XII degli arcani maggiori rimanda al dodicesimo apostolo. Il volto del traditore, sulla carta, non mostra dolore, ma beatitudine, quasi estasi, è anche contornato dall’aureola, ma porta il prezzo del suo tradimento, le monete. La carta indica accettazione e armonia interiore, capacità di trascendere le convenzioni e guardare il mondo da un punto di vista più spirituale. L’appeso mostra che attraverso il sacrificio del proprio sé emergerà un essere completamente rinnovato. I piedi sono equilibrio,dicono dove e verso chi stiamo camminando. Los pies des Judas si possono immaginare all’altezza dei nostri occhi, delle nostre teste. Ci racconti cosa presenterai da pinksummer e dell’insegnamento di “Meister Zorio”. anche se siamo in Italia, non ti chiederemo nulla.
J.P: Si, il protettore delle cause perse con i piedi sospesi.
Tutto è un passaggio, tutto cambia, si transforma. La medesima cosa può accadere nello stesso tempo in tanti luoghi diversi. Ora siamo in un momento di transizione, un punto e a capo, che lascia intravvedere uno sguardo rivolto al macro, al cosmo che si espande verso il micro, verso il dentro di dentro, un osservatorio, un momento di isolamento, di grande introspezione. Da pinksummer ci sarà un elemento centrale, con un interno caldo, bruciante, per cristallizzare la materia di tutto il corpo, fino alla superficie. Di più non so dire, non so mai dove vanno a finire questi lavori, a un certo punto li abbandono alla loro sorte, continuano a costruirsi e a trasformarsi da soli. Sono il risultato vivo di una azione, di una costruzione che segue le leggi della natura, un cristallo sempre vivo, forse.
Gilberto, lo hai detto, è stato un vero maestro, anche se a lui non piace questa parola. Ho camminato un pezzo di vita accanto a lui, tempo d’ oro.