Xavier Veilhan

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Pinksummer: Sembra che lo sguardo che hai sull’arte contemporanea e il design passi attraverso la tua divertita ironia, pensiamo alla ricostruzione di inutilizzabili velos o all’utilizzo di un materiale “celebre” nell’arte contemporanea, come il feltro (Beuys), per creare qualcosa di assolutamente giocoso come la grotta e la foresta. In che modo rielabori gli stimoli mutuati dalla storia dell’arte e del design per inserirli nel tuo lavoro?

Xavier Veilhan: Il mio lavoro non contiene ironia, solo una sorta distanza dalla realtà che peraltro rappresenta il “nutrimento” del mio lavoro. Il mio modo di utilizzare la storia dell’arte e il design non è di natura intellettuale e non è nemmeno una forma di citazione, è invece similare all’utilizzo che si potrebbe fare di uno strumento. Per me non esiste una reale differenza (limite) fra i diversi livelli di percezione. Vorrei che il pubblico sperimentasse la mia arte più o meno come si vive la musica in un club, come un’esperienza globale.”
In assoluto i due progetti di grandi installazioni che ci hanno affascinato di più negli ultimi tempi sono le tua grotta e la tua foresta. Come sono nati questi progetti che tanto rimandano all’infanzia e alle fiabe sia nella realizzazione che nel catalogo?
Non ritengo che il mio lavoro sia particolarmente legato al mondo dell’infanzia. I miei spazi sono creati per esistere in sé, stanno, come dire, in piedi da soli, sono autonomi e definiti. C’è una sorta di fraintendimento riguardo al paragone fra ciò che viene comunemente definito universo infantile e il mio: entrambi muovono dalle immagini e dalla stilizzazione del mondo reale, tuttavia credo che se il processo è identico le modalità siano differenti: la mia arte è per adulti.
Dan Cameron riconduce il tuo linguaggio anacronistico, di matrice tecnicista, ricostruito sullo stampo della pittura francese del XIX secolo a una sorta di critica velata al ruolo dello storicismo nell’arte postmoderna. Vero o falso?
Sono più vicino al pensiero di indirizzo strutturalista, in realtà non so che cosa significhi postmodernismo, sto prendendo posizione riguardo ai materiali attuali, alle emozioni e all’energia. Non sto provando a sistemare la realtà in un modo differente, ma piuttosto a ridurla per adattarla nel piccolo spazio del mio lavoro.
Adorno sosteneva che l’arte nella società contemporanea riveste una funzione critica, non perché se la pone, ma perché è di natura contromovimento. Cosa pensi di quanto sta accadendo nel mondo e dentro alla storia?
Qualcuno dà un pugno in faccia a qualcun’altro e così rovina la festa. L’11 settembre non è una data storica solo per l’efficacia dell’attacco, ma anche per la sua stupidità. Sono ancora molto scettico riguardo all’identità dell’autore della distruzione. Indipendentemente da chi sia l’autore dico che odio qualsiasi riferimento al proselitismo religioso perché di fatto non si tratta di un problema religioso, è un problema estetico: questo genere di terrorismo non si pone un problema quantitativo (quante persone sono morte), ma solo culturale. Qualcuno attacca frontalmente un grande segno nella foresta dei segni dove anch’io sto lavorando, provando a trovare un nuovo modo di usare l’energia dinamica del credo della modernità. Questo attacco è un’affermazione architettonica negativa.

P: Che progetto presenterai da pinksummer?

X.V: Da pinksummer presenterò due nuovi corpi di lavoro. Il primo è un gruppo di “giganti”, si tratta di sculture: oggetti tridimensionali sovradimensionati una volta e mezzo rispetto alla scala naturale. I personaggi sono una combinazione di accessori e vestiti che rappresentano le loro funzioni, non in maniera chiara ma molto forte. I materiali usati sono feltro, pellicola plastica, legno e poliestere. Il secondo gruppo di lavori che presenterò da pinksummer sono una serie di ritratti fotografici di ragazze: serigrafie su legno (monocromi che misurano cm. 160 X 110). La pelle delle ragazze (che sono mie amiche) è la superficie del legno.

NOTE

Circa l’origine dell’immagine scelta da Xavier per l’invito: è tratta dal catalogo pubblicato dalla Dapper Foundation (Museo Africano di Parigi) per la mostra dal titolo “Art et Mythologie, figures tshokwe” tenutasi durante l’inverno 1988-1989. Il titolo del libro è “Art et Mythologie”. La foto è “Mikishi Dancers” (Arhives Musée Royal de l’Afrique Centrale – Tervuren). Riguardo alla ragione della scelta, possiamo interpretarla come la chiave per la mostra. Sfortunatamente una lunga spieagazione non servirebbe… penso che dovremmo prenderla così com’é e punto. [Mahaut, assistente di Xavier