Ceal Floyer
A proposito di Bach, un amico ci spiegava che accanto all’elemento barocco connotato dal virtuosismo e dalla ridondanza, la sua musica contiene l’elemento gotico, di natura più costruttiva e quello concettuale; affermando in conclusione che anche quando si ha consuetudine con la musica di Bach o forse a maggior ragione, si percepisce sempre meno rispetto a ciò che essa contiene realmente. La stessa impressione di vedere meno rispetto a ciò che contengono, si ha di fronte ai lavori di Ceal Floyer e ciò è dimostrato dal fatto che, nonostante l’estetica secca ed elegante da cui queste opere sono limitate, quando si prova a schiuderle attraverso la descrizione verbale, per ogni idea che si riesce a bloccare sul foglio, molte altre sembrano sfuggire in tutte le direzioni. In barba al minimalismo retinico dentro al quale si manifesta il pensiero di Ceal, esso è eccessivo di quel genere di eccesso informato dall’ossessione analitica che conduce la logica dritta verso l’assurdità del paradosso, che, specifichiamolo, è ben altro rispetto al non senso. In “Hysteria” Ceal ha moltiplicato fino a trasformare in uno stormo impazzito che investe la propria stessa ragione d’essere (la causa con l’effetto), l’adesivo a sagoma d’uccello che si vede spesso nei luoghi pubblici per segnalare la presenza di vetri. Una volta Ceal ha raccontato una storia: “A woman walks into a bar, goes up to the barman, and asks him for a double entendre . So he gives her one”. Ceal si comporta con le parole nel medesimo modo in cui Duchamp si comportava con gli oggetti reali: le appende nello spazio metafisico dello studio.
A proposito del suo lavoro Ceal ha affermato: “It’s like mentionning the obvious but in a different tone of voice”. In questo senso il lavoro di Ceal è life-sized non tanto in rapporto alla scala, quanto per la suaessenza che potrebbe essere denominata come riscoperta dell’ordinario. Il linguaggio e la sua irriducibilità al visibile sono riflessioni centrali nel lavoro di Ceal, l’artista ha paragonato alla fatica di Sisifo il suo sforzo per riempire il vuoto lasciato dalla similitudine smarrita fra le parole e le cose. Ceal tende a forzare le sbarre del linguaggio intese come il limite del nostro pensiero a pensare le cose, svelando un mondo inatteso di vedere quelle stesse cose, del tutto indifferente al luogo comune. Si potrebbe anche dire che Ceal si spinge nel non-luogo del linguaggio per risvegliare alla materialità le parole addormentate sulla loro natura di segni. Gli oggetti, ready-made, che manipola Ceal, non è un caso, sono vicini all’idea che la filosofia ci ha consegnato degli universali, pensiamo al secchio di “Bucket”, all’interruttore di “Light Switch” o alla lampadina di “Light Bulb”. Il problema degli universali è quello di conferire agli oggetti reali un’essenza ontologica. Come ci ha insegnato Wittgenstein noi impariamo le parole in certi contesti, poi, a poco a poco riusciamo a capire quando esse possono essere usate adeguatamente in altri contesti e proiettate in contesti ulteriori utilizzando quelli che sono i significati secondari o figurati. Afferrare un universale, imparare una parola, non è semplicemente imparare un suono o un segno, ma apprendere che esso si accompagna a un oggetto o meglio nomina o indica il complesso dei caratteri comuni a tutti gli oggetti compresi nell’estensione di un oggetto. Quando si afferma che conoscere non è né vedere, né dimostrare, ma interpretare ci si rifà a questa capacità di proiezione in differenti contesti, tanto quanto il linguaggio può essere elastico e tollerante, vale a dire che l’oggetto, l’attività o l’evento deve comunque indurre o quantomeno permettere la
proiezione. La struttura del linguaggio è resa così elastica dalla pratica di Ceal da trasformarsi in quel criterio di permanenza e variazione, simultaneità e mutazione che conduce alla consapevolezza di estrarre l’ordine dall’ordinario, l’assoluto dal relativo, l’universale dal particolare. Per la sua seconda personale da Pinksummer Ceal Floyer presenterà un’installazione sonora costruita sulle interpretazioni disponibili sul mercato della “Goldberg Variation” di Bach. La “Goldberg Variation” muove da un’arietta popolare che Bach ha declinato, in 77 minuti suonati al clavicembalo, fino a toccare le forme più astratte, concettuali e raffinate. Bach affermava di comporre musica per la gloria di dio, sottendendo di trovare il divino anche nelle cose più semplici e ordinarie. Il secondo lavoro che verrà presentato da Pinksummer è “Helix”.
Helix è un cerchiografo, una sagoma di celluloide con intagliati cerchi di diametro differenti: grandi, medi, piccoli e piccolissimi. Per ogni cerchio vuoto della struttura Ceal ha trovato un oggetto comune, come una scatola di smarties, un gettone telefonico, una penna, perfettamente compatibile al diametro.