Georgina Starr – The Bunny Lakes Collection
Se si è abituati ad avere un approccio analitico all’arte contemporanea, davanti alla produzione di Georgina Starr si ha la sensazione di essere spazzati via da un’onda: scossi fino al punto di perdere le categorie di alto e basso e solo in seguito, sulla spiaggia, si riesce distinguere ancora la linea pulita dell’orizzonte.
L’orizzonte di Georgina è il ritratto concepito come la sintesi dialettica per eccellenza tra identità e alterità: l’oggetto del ritratto è il soggetto assoluto.
Per generare la bolla di immanenza nel suo universo, Georgina si affaccia alla realtà attraverso una sorta di appropriazione e identificazione delle cose visibili e tangibili che, all’interno del suo lavoro, assumono una nuova vita, ricreata tramite una rete infinita delle associazioni. Il lavoro di Georgina è una incredibile fusione di passato e presente, essere e apparenza, individuo e immaginario pop, sogno e finzione: è un flusso di coscienza nel quale il ricordo fonde gli orizzonti.
Georgina ci restituisce una concezione dell’identità con una frontiera porosa, permeabile al mondo: l’identità si tinge di alterità, l’alterità si tinge di identità e da qui, forse, quella sensazione di instabilità ontologica che il suo lavoro ci trasmette. L’idea è che l’identità sia composta da una molteplicità di frammenti, ognuno dei quali è una personalità completa ed indipendente: i vari personaggi che Georgina interpreta e dai quali è interpretata.
Nell’intera durata episodica del lavoro del Georgina un personaggio secondario può essere ripescato per diventare, da qualche altra parte, un protagonista come Liz che è un personaggio marginale in “Visit to a small planet”, mentre è l’assoluto protagonista, in quanto sigle, di “Party”. Nello stesso modo un’idea fra altre idee che sono funzionali in un progetto, può finire per far girare sulla sua traccia tutti i progetti, come quella del night club in “The Hungry Brain”. Il lavoro di Georgina è un fluido che cresce come la vita che se si prova a programmare, finisce sempre per sfuggire ai piani.
Come il fulcro del lavoro di Georgina che ha la dimensione dinamica ed incommensurable della coscienza, le sue espressioni si traducono in forma non specializzata: installazioni, videos, Cd-rom, annotazioni del vinile, illustrazione della parete, fotografie, fumetti. La musica è un elemento costante, colonne sonore di video e installazioni, usato da Georgina come un segno evocatore per ricondurre al presente le atmosfere della memoria.
Pinksummer
Comunicato Stampa Di Georgina Starr
“The Bunny Lake Collection”
In Bunny Lake is Missing (Otto Preminger, 1965) una madre distratta, prova disperatamente a mettere insieme gli eventi che circondano la scomparsa della figlia di 4 anni. Il thriller si sviluppa nel giallo di un rapimento con un personaggio centrale (Bunny Lake) che non si vede mai e che non sappiamo se è reale o immaginario. Nelle scene finali una Bunny Lake drogata viene rimossa dal bagagliaio dell’automobile sportiva dello zio e trasportata lentamente attraverso una casa deserta nel giardino sul retro circondato da un muro in mattoni. Guardando con orrore la madre vede suo fratello preparare una tomba per la sua bambina. Bunny Lake sopravvive alla vicenda e il film finisce. Ma quali effetti questi eventi avrebbero prodotto sulla ragazza nella sua vita futura?
In Targets (Peter Bogdanovich, 1967), Bobby riempie di armi il bagagliaio della sua automobile sportiva, va a casa ed uccide la sua famiglia in un’esposizione fredda e diretta di violenza domestica. Lasciando una nota con scritto ” A chi di riguardo… So che mi prederanno, ma ci saranno altri omicidi prima che io muoia” si lancia poi in una frenesia omicida in città con colonna sonora pop alla radio. Dopo l’inseguimento di un’automobile della polizia, Bobby entra nel parcheggio vuoto del Reseda Drive-In e aspetta nella sua auto mentre il cinema lentamente prende vita. Dopo aver guardato dei bambini giocare nel campo del drive in, prende posizione nello schermo di legno. Quando gli spettatori si sistemano per vedere il film The Terror (Roger Corman, 1963) Bobby centra i suoi bersagli usando un buco nello schermo….
Il lavoro recente The Bunny Lakes are Coming (presentato nella galleria Anthony Reynolds, Londra) era il primo episodio di nuova serie di lavori che usano video, musica, pittura, moda e fotografia per tracciare una storia che si svolge introducendo l’evasiva Bunny Lake. In questo episodio, la galleria è chiusa da un falso muro e una tenda di mattoni stampati. All’interno, dietro una vera parete di mattoni, un’immagine video passa alternativamente da un graffitista che dipinge un logo di Bunny lake a le gambe di una ragazza sospesa che oscilla a tempo con un disco che è appena messo nel suo girardischi di plastica rossa. La colonna sonora è una struggente versione di Misty Roses di Tim Hardin, cantata dalla voce angelica di un ragazzo di 14 anni.
“L’arte dovrebbe essere più sensibile della cultura popolare ma non sempre la controlla.” The Bunny Lakes are Coming è un melange di malinconia pop e terrore che è sensibile come una ferita fresca”. [Dave Beech, Art Monthly, October 2000]
Per Pinksummer Starr ha fatto il secondo episodio della saga di Bunny Lake. The Bunny Lake Collection è un lavoro basato su una performance che incorpora una nuova collezione di vestiti disegnati da Starr. Attingendo ancora alle storie dei due film, la collezione sarà presentata per la prima volta al pubblico in occasione dell’inaugurazione della mostra.
” Mi appari come Misty Roses, troppo soffice per essere toccata, ma troppo bella per non farlo”. [Rose Misty, Tim Hardin]
in collaborazione con:
Comune di Genova, politiche giovanili, centro della creatività