Tomas Saraceno
Non che non sarà una bella mostra certo, questa personale di Tomas Saraceno da Pinksummer. Sarà una specie di paese delle meraviglie.
Ci sarà il grande Iridescent Planet nel Cortile Maggiore, quello antistante alla galleria, prodotto in occasione del Festival La storia in piazza da Palazzo Ducale, Fondazione per la Cultura, di cui questa mostra oltre a sussumere il titolo, è collegata da un’arpa di luce arcobaleno, come fosse un ponte. Dentro, in galleria, ci sarà un video editato di zecca e anche un kite, un aquilone in forma circolare, anch’esso vestito da Iride, che potrebbe anche volare davvero, e dialogare con il vento, come uno strumento sciamanico, capace di dinamizzare le energie, intuendone con semplicità la direzione e assimilandone il ritmo.
Questa volta, però non la faremo lunga sulla mostra di Pinksummer, perché a Villa Croce si sta informando un progetto assai speciale e del tutto inedito di Tomas Saraceno, il cui titolo è Cosmic Jive: Tomas Saraceno The Spider Sessions, una mostra curata da Ilaria Bonacossa e Luca Cerizza, accompagnata da un libro altrettanto speciale, a cura di Joseph Grima, pubblicato da Asinello Press, Genova.
Ammesso che qualcuno volesse un consiglio, propedeutico a esperire con maggiore agio la mostra di Villa Croce, consiglieremmo, senza l’ombra di un dubbio, di vedere Prova d’orchestra, diretto da Federico Fellini nel 1979, proiettandoselo, per mimare Strehler, nella placenta evasiva di una stanza buia da telespettatore, tentando di rispondere alla domanda felliniana messa in bocca all’arpista, perché chi suona l’arpa sa che esistono altre dimensioni: “Ma dove va la musica quando non suoni più?”.
L’altro film da consigliare in vista della mostra, sarebbe invece recentissimo, da vedere al cinema, è Only lovers left alive (Solo gli amanti sopravvivono) di Jim Jarmusch, perché potrebbe contare qualcosa sapere che nel cielo sopra alle nostre teste, splende una nana bianca, il cui nucleo raffreddandosi, si è cristallizzato in un diamante gigantesco di trilioni di trilioni di carati. Una nana bianca che suona nell’universo la sua sinfonia purissima.
Un’altra cosa: un amico, a proposito di Saraceno e dei ragni, ci ha consigliato di leggere il libro di Marc Fumaroli Le api e i ragni. La disputa degli antichi e dei moderni, alla luce del quale potremmo azzardare che le modalità di Saraceno, anche quando ibrida le ragnatele, assomigliano più a quelle dell’ ape, che non a quelle del ragno. Di fatto l’autofagia dogmatica moderna del ragno, che trae da se stesso la materia per la tessitura, non appartiene tanto a Saraceno. Le api invece carpiscono dai mille fiori che crescono nella natura, la materia da trasformare in miele e in cera.
Come le api e gli antichi, Saraceno sembra sapere che l’idea di creazione artistica è una fantasia romantica, e che l’opera è un distillato del trovare e del ritrovare, l’opera è il risultato di un processo di elaborazione e di trasformazione del preesistente e che l’umanità contemporanea ad ogni tempo, non è che un nano sulle spalle di un gigante.